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Ogni posto è casa mia

Nei racconti contenuti in Famiglie ombra (Racconti, 2017), la scrittrice filippina Mia Alvar ci avvisa che «Puoi anche andartene, ma i luoghi hanno la capacità di non lasciarti», siano essi Manila, Tolosa o la campagna sabina. La solitudine nella diaspora dalla propria famiglia ancorata appunto alla Sabina, zona collinare dell’Italia centrale, diventa per Chiara, la protagonista di Ti chiamo domani, il nuovo fumetto di Rita Petruccioli (Bao Publishing, 2019), la ricerca urgente di un luogo in cui costruire la propria vita da adulta, un luogo fisico ma anche interiore: «Ogni posto è casa mia, e allo stesso tempo io divento la mia casa». Questo fumetto è dunque un viaggio, un racconto sulla strada, sia nella sua linearità in camion da Tolosa alla Sabina, sia nei suoi imprevedibili salti di memoria dall’oggi all’altro ieri.

La storia è quella di Chiara, artista in divenire, che decide di rientrare in Italia dalla Francia sfruttando un passaggio da Daniele, camionista nella ditta di trasporti di un amico della famiglia di Chiara. Durante il viaggio, Chiara coinvolge Daniele nelle chiacchiere su temi sempre più intimi, e la penna di Rita concede ai due personaggi di scoprirsi sempre di più attraverso flashback del loro passato famigliare e personale.


Il tempo è il terzo protagonista, senza nome, del fumetto: quello passato, le cui conseguenze sono ancora così materiali e tangibili nel presente, e quello futuro la cui scoperta è sospesa: l’attesa di un futuro, diverso se non migliore, riecheggia nelle letture di Chiara citate anche nell’opera. L’artista infatti legge, e soprattutto racconta al suo compagno di viaggio, Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati (Mondadori, qui indicata l’edizione del 2015). Nel romanzo Buzzati ci parla di attesa e solitudine, e di come queste siano una fortezza che ci protegge ma anche ci isola, tanto che il protagonista Drogo «si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita». L’arrivo di Drogo alla Fortezza Bastiani, narrato da Buzzati, in Ti chiamo domani è disegnato da Petruccioli con una perizia di grande suggestione, con la scelta cromatica che rimanda al deserto, e il deciso richiamo degli stessi colori, soprattutto i toni dell’ocra, nei flashback del fumetto: di nuovo, il passato e l’attesa incerta intesi come la Fortezza.


Il grande fumettista Magnus diceva che disegnare i fumetti e scriverli non è difficile, purché si scriva con squadra e compasso e si disegni col vocabolario. Nel paradosso della definizione si inserisce quest’opera di Rita Petruccioli: la scrittura precisa, lucida e scarna, «con squadra e compasso», è la compagna perfetta di un linguaggio per immagini che comunica un ricchissimo sottotesto di informazioni e sentimenti che avvolgono i dialoghi, veicolando la comunicazione senza sopraffare le parole. L’assenza di superfetazioni, linguistiche o plastiche, concede alla narrazione di scorrere sotto gli occhi del lettore con semplicità mai banale.


Ti chiamo domani è l’esordio d’autrice per Rita Petruccioli, illustratrice e fumettista d’esperienza, che sempre per Bao Publishing aveva firmato i disegni dell’ottimo Frantumi (con la sceneggiatura di Giovanni Masi) nel 2017. Lunga è la lista dei lavori e delle collaborazioni di Petruccioli, tra magazine, textile design, advertising, libri per bambini e fumetti, e con le sue opere esposte in Italia, Germania, Francia, Corea. Con Ti chiamo domani l’esperienza del racconto nella sua realizzazione grafica e testuale si completa e conferma l’autrice come una delle matite migliori del panorama italiano di questi anni. Per dirlo con le parole di Chiara nel fumetto: «mi sono messa d’impegno: ho lavorato sodo e ho puntato al massimo… e ha funzionato!»

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