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Il romanzo Shuihu, In Riva all’Acqua, si presentò adorno di un blasone di antica rispettabilità: tali Shi Nai’an e Luo Guanzhong – si diceva – lo avevano scritto nel XIV secolo.

Ma non è vero: a quel tempo risalgono solo remote fonti sparse, e non c’è traccia né di Shi né di Luo né del romanzo. Fu invece un’impresa editoriale attiva fra Cinque e Seicento, a partire da due centri geografici diversi: Suzhou e Fuzhou.

 

Il tema era questo: la Cina è governata da funzionari incapaci e corrotti, perciò ai bravi cinesi non resta che darsi al brigantaggio.

Nel rifugio in riva alle paludi dei Monti Liang si raccoglie una tale banda di fuorilegge scatenati che l’Imperatore non riesce a sconfiggere, ed è costretto ad affidarle la sicurezza del Paese. I briganti così diventano “giubbe rosse” governative, in funzione antisommossa e antinvasione, e svolgono con successo missioni a piacere.

 

L’ultimo a mettere le mani nella gestazione del romanzo fu un genio letterario, anziché mercantile: Jin Shengtan di Suzhou.

Il governo Manciù lo considerò un’apologia del brigantaggio, e attese con comodo l’occasione di decapitare Jin sul patibolo, per reato di mala creanza. Finché durò l’Impero, il libro fu vietato tante volte e in tanti modi da rendere chiaro che la sua presa sul pubblico perdurava. In quella veste viaggiò nei paesi asiatici e alla fine sbarcò in Occidente.

 

In riva all’acqua

di Shi Nai’an – Luo Guanzhong

Traduzione di Serafino Balduzzi – Vincenzo Cannata

Luni

In riva all’acqua

€ 60,00Prezzo
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