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Non si fanno sconti a nessuno

«Una libraia indipendente, che coraggio! Bisogna sostenere la cultura indipendente. Mi fai uno sconto?». Cari colleghi librai indipendenti, quante volte avete sentito queste parole? E cari lettori, quante volte le avete pronunciate? La risposta alla domanda «mi fai uno sconto», almeno qui da me, è un sorriso tirato e una spiegazione breve sul perché non posso fare sconti - e poi alla fine li faccio. Per non perdere i clienti, perché «sono venuto da te invece di andare da Feltrinelli», perché «dài, abito proprio qui davanti».

Perché la libreria indipendente non può fare sconti?


Tom Gauld, In cucina con Kafka, Mondadori

Partiamo dal principio: il prezzo del libro. Mettiamo che un libro in uscita costi 17 euro. L’editore sa che 9 euro del prezzo di copertina vanno altrove (sia nella vendita in fiera sia in libreria sia online), e ne restano 8: quante copie ci vogliono a 8 euro per coprire anticipo per l’autore, traduzione, stampa (in genere l’11 percento del prezzo di copertina), cioè per raggiungere il cosiddetto break even?

Ricordate Altaforte, la casa editrice di Casapound? Nella prima settimana dall'uscita del libro-intervista su Salvini, ha venduto più di 200 copie, che per molti è sembrata una cifra ridicolmente bassa. Non per gli addetti ai lavori, però: per un editore indipendente una cifra così diventa quasi un caso.

Perciò, ecco come viene ripartito il prezzo di copertina: tra il 6 e il 10 percento se ne va all'autore, tra il 55 e il 60 percento se ne va a libreria/retailer, distributore e promotore, il resto rimane all’editore. Tolti i costi fissi e variabili, il margine della casa editrice, secondo la regola aurea di André Schiffrin (decano dell’editoria di cultura, dirigente della Pantheon Books e autore di Editoria senza editori), è il 5 percento.


Una libreria indipendente può accaparrarsi quel libro da 17 euro in due modi: attraverso il distributore/grossista, o attraverso il rapporto diretto con la casa editrice. Col primo metodo, il margine che resta alla libreria è il 30 percento del prezzo di copertina, che scende al 27 se il libro viene spedito (e qui da me viene spedito quasi sempre). Nel caso di un rapporto diretto con l’editore, il margine sale fino al 40 e si eliminano i costi dell’intermediazione, dando sollievo sia ai librai che agli editori. Non si vuole qui discutere del ruolo della distribuzione, che è comunque una parte fondamentale del gioco e che richiederebbe pagine e pagine di discussioni.

Il conto deposito che si ha con gli editori è una magia che riesce soltanto quando tra libreria e casa editrice, anche questa medio-piccola e indipendente, c’è un rapporto di fiducia che si basa sulla conoscenza e sulla stima del lavoro altrui e da quella sensazione di mutua comprensione dell’«anche tu lavori coi libri, eh?».

Quindi, mettiamo il caso che la libraia acquisti attraverso la distribuzione e venda in libreria a un lettore soddisfatto questo libro appena uscito, e metta in cassa 17 euro. Il suo margine è 4,59 euro, col quale pagare tutte le spese del negozio, i costi vivi, e magari il proprio stipendio (ma non esageriamo con l’ottimismo). Perché, ricordiamolo, la libreria indipendente è un negozio: ci sono gli affitti, le bollette, i costi del materiale che non ha un ritorno economico (buste e accessori vari per il lavoro). Le ore che una libraia lavora non le contiamo, altrimenti diventiamo tutti più tristi: ci sono i libri da leggere, i libri da recensire, i pezzi da scrivere, le presentazioni da organizzare, gli autori da intervistare, e il quotidiano travaglio burocratico. Tutto questo con quei 4,59 euro del libro venduto. Qual è il break even della libreria? Quanti libri devo vendere per rientrare delle spese e cominciare a guadagnare? Più di quello che accade oggi, evidentemente.


Quanto sconto posso fare, quanto riesco ad assottigliare ancora questo margine per tenere un cliente in più? Molto poco, se la risposta comprende una lista di cose a cui rinunciare nella vita privata. Forse è arrivato il momento di invertire la tendenza, e provare ad allargare il giro dei lettori che frequenta la libreria rendendoli più consapevoli di cosa stanno acquistando.

Nel frattempo, aspettiamo che venga ratificata la proposta di legge che si intitola Disposizioni per la promozione della lettura, il sostegno delle librerie di qualità, dei traduttori nonché delle piccole e medie imprese editoriali e fissa lo sconto massimo al 5 per cento, come avviene in Francia, Olanda, Spagna, Svizzera (mentre in Germania gli sconti sono vietati e nel Regno Unito il prezzo è libero), modificando quindi la Legge Levi del 2011 che fissava al 15 percento il limite massimo di sconto applicabile. La proposta è stata depositata nel 2015, ma noi aspettiamo ancora.

Se volete sapere perché è sempre bene scegliere una libreria indipendente rispetto alle grandi catene o alla vendita online, provo a spiegarlo qui da sola, o qui con altri colleghi.


There’s more to life than books, you know

But no much more

Not much more

Cantavano gli Smiths in Handsome devil.

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