«Non c’è niente di cui m’informi così volentieri come della morte degli uomini: le ultime parole, l’aspetto, il contegno tenuto in quel momento. Se fossi un editore, farei un repertorio ragionato delle varie morti. Chi insegna agli uomini a morire, insegna loro a vivere». – Montaigne, Saggi, xx
Il libro racconta i casi di morte più ammirevoli, impressionanti ed esemplari tratti dall’antichità greca e latina. Sono qui raccolte come in un repertorio le morti di poeti, filosofi, re, eroi, condottieri, imperatori, inventori, atleti, popoli interi e città.
Perché questo interesse ai modi di morire dell’antichità?
Perché gli antichi, ignari di quello sterile attaccamento alla vita che caratterizza l’epoca moderna, avevano elaborato forme classiche, canoni e modelli per morire in modo significativo: cioè in modo ambizioso, elaborato e appropriato per la vita di ciascuno. Sapevano gli antichi che la morte non è qualcosa che viene da fuori a prenderci e portarci via, ma è ancora pienamente dentro la vita, ci rappresenta e ci rappresenterà per sempre.
Dino Baldi, Morti favolose degli antichi, Quodlibet
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